Sono tempi di percorrenza netti, senza contare le soste, desunti dalla mia
personale esperienza sul tragitto.
L’indicazione è giocoforza soggettiva soatto due aspetti:
Seguono la classifica ufficiale:
T: turistico
E: escursione
EE: escursione per esperti
F: passaggio alpinistico facile
PD: passaggio alpinistico poco difficile
Ovvero rifugio e/o bivacchi aperti a tutti siti lungo il percorso documentato.
Non sono elencate le strutture ricettive delle località di partenza quando si tratta di paesi o città, nè quelle che richiedono prenotazione.
Non è specificato se un certo bivacco è normalmente agibile o se normalmente chiuso.
Pensiamo a dove andare, e perché.
Turismo, camminate lunghe o ripide rispondono a diversi stati mentali e di forma fisica.
Facciamo un piano A e un piano B, e non realiziamo nessuno dei due per forza.
Decidiamo se sarà una gita solitaria o in compagnia. Documentiamoci sui luoghi e/o sul loro stato recente.
La scelta dipende dalla stagione (che porta ad escluderne alcuni), dal meteo generale (a seconda di COSA si vuole fare), dalla distanza di accesso.
Chiarire se servono pass o attrezzature ad hoc.
A seconda di cosa si vuol fare l’indomani, si può decidere se andare a letto con le galline o a mezzanotte… in ogni caso non conviene aspettare il canto del gallo!
Abboziamo un programma di giornata e una tabella di marcia con i dovuti margini. Definizione del ritrovo.
Se la gita è in solitaria, lasciamo un’indicazione sommaria del programma a qualche conoscente.
Studiamo bene la cartina del posto e della zona: centri abitati, rifugi, strade carrozzabili; idrografia, guadi, difficoltà ipotetica del sentiero; esposizione del percorso, vegetazione o pietre; curve di livello, sviluppo della gita.
Mandiamo a memoria quante più cose possiamo, facciamo qualche foto e mettiamola nello zaino.
Zaino: impermeabile o giacchina antivento (in estate) o piumino (in inverno), calzini di scorta, cerotti, laccio emostatico, carta igienica, disinfettante, pinzette, occhiali scuri, coltellino.
Telefono/i: scarichiamo le mappe per l’uso offline, e ricarichiamo.
Abbigliamento: mettiamo a portata di occhio quello che preferiamo (questa è una faccenda molto soggettiva, se la salita non è alpinistica).
Non sempre si dorme bene e a sufficienza, nè il meteo ci azzecca. A volte lo stomaco è chiuso, a volte si vuole avere il tempo di fare colazione. In base a tutto, scegliamo tra il piano A e il piano B.
Gestire una logistica di gruppo alunga i tempi, ma introduce opzioni per partire e arrivare in posti diversi sfruttando più automobili.
Ci si scontra con lo stato delle strade, l’affollamento dei parcheggi (anche a seconda dell’ora a cui siamo in moto…), con lo stato del terreno in tempo reale.
Meglio mettere cibarie e liquidi nello zaino solo prima di uscire, in modo da non dover rifare daccapo zaini già “belli chiusi” per colpa di qualcosa a cui pensiamo nell’ultimo minuto.
Teniamo un passo adeguato a: la propria forma fisica, le condizioni del posto e climatiche, l’impegno complessivo previsto.
Evitiamo forzature. Evitiamo di affrontare difficoltà tecniche al di là delle nostre competenze o per cui non abbiamo attrezzatura.
Se vogliamo fare pause più lunghe e frequenti del previsto, o addirittura sospendere la passeggiata per fare altro, liberi tutti.
In gruppo si può scegliere se adeguarsi al passo più lento o dividere la comitiva, a seconda del tipo di gita.
Anche da soli, meglio sfruttare gli incontri per scambiare informazioni o comunque per rendersi cortesi.
Possiamo scegliere la via più dolce e panoramica, o quella più ripida e impegnativa.
In genere la prima opzione è preferita per gite brevi o turistiche, la seconda per escursioni lunghe.
In generale (ma non sempre), eventuali difficoltà tecniche si affrontano o si aggirano meglio in salita, mentre in discesa ci si orienta meglio.
L’esposizione e la boscatura delle vie, in relazione all’ora di percorrenza e all’umidità dei posti (specie se l’acqua diventi in effetti brina o ghiaccio) hanno un ruolo importante nel definire salita e discesa.
Si tirano fuori dalla cassetta degli atttrezzi, a seconda del percorso: bastoni, ramponcini, ciaspole.
Teniamo l’acqua a portata di mano in giornate molto calde, ma le foto si possono scattare anche mettendo lo zaino a terra.
L’uso della mappa o del GPS dipende dalle contingenze: da un lato, in una situazione incerta, è bene ri-orientarsi spesso per evitare di andare troppo fuori strada; dall’altro lato, però, manteniamo l’attenzione sul terreno e le mani convenientemente libere.
Durante una gita di piacere, occhio al portafoglio.
Durante un giro impegnativo, occhio all’orologio.
Fare spuntini sostanziosi o pranzi veri e propri prima di discese lunghe o tecnicamente impegnative può non essere una buona idea.
Ci sono posti in cui, anche essendo usciti da soli, ci si trova in compagnia all’arrivo: cordialità e tolleranza!
La meta di un’escursione può essere il posto più bello e accogliente tra quelli toccati, o il più angusto, pericoloso e freddo.
Ciò determina la durata e la natura della sosta e, anche a seconda dell’evoluzione del clima, l’organizzazione complessiva del giro.
In genere il punto di svolta di un’escursione è usato per mangiare qualcosa o fare rilievi geografici o foto panoramiche. Spesso però è anche il punto in cui si ha bisogno del piumino, anche in pieno Luglio!
Può essere l’occasione per allungare il giro e vedere più posti, o accorciarlo se il tempo sta cambiando o non si è sicuri di concludere in tempo utile.
Evitiamo cali di attenzione e “scorciatoie” troppo ripide o in dubbio stato di frequentazione.
Dosiamo le energie, se la fatica è stata già faticosa.
Attenzione a percorsi non adatti a tutti i membri del gruppo, perchè in discesa è più difficile cambiare strada e impossibile aspettare indefinitamente.
A questo punto si valutano spesso vie alternative a quella di andata, o rispetto a quelle programmate.
Scegliamo in base alle condizioni dei posti e del tempo a disposizione. Gli oggetti più utili in questa fase sono in genere il cibo di scorta, gli strumenti di orientamento e gli impermeabili per far fronte a cambiamenti del tempo.
Capire se “ci siamo persi” o se “abbiamo perso la strada”:
il primo caso è raro (se la gita è stata minimamente preparata), il secondo caso è frequente, specie nei boschi ma anche allo scoperto.
Niente panico: postici in sicurezza, prendiamoci il tempo per valutare se convenga ritornare sulal via da cui abbiamo deviato, o sondare alternative.
In ogni caso, non cediamo alla stizza, allo sconforto, alla vergogna, o peggio alla fretta di “recuperare la traccia” al più presto per non “rovinarci la giornata” – l’esito finale di un’escursione, intesa come esperienza personale a tutto tondo, non è una questione di punteggio.
Valutare bene se, per rintracciare il percorso giusto, vale la pena dividere il gruppo: questa tecnica può essere efficace a patto di non perdere il contatto visivo o a voce.
Altri escursionisti eventualmente presenti in zona sono un prezioso riferimento.
Su un sentiero accatastato (quindi segnalato, almeno in origine o alla prima registrazione), è difficile camminare più di 3-5 minuti senza ravvisare segni di vernice od ometti.
Impariamo col tempo a capire cosa può avere nascosto o cancellato i segni: vegatazione lussureggiante, lo sbiadimento dovuto all’umidità, caduta degli alberi, neve che ha distrutto gli ometti o atterrato le paline segnaletiche.
Capiamo poi che i segni non sono sempre necessari, quando la direzione risulta ovvia per la conformazione del terreno (ad esempio, su un costone o in un vallone) con buona visibilità.
Viceversa, l’esperienza aiuta a distinguere i sentieri (o le vere e proprie ‘piste’) che, anche se evidenti sul terreno, non sono nè percorsi accatastati nè scorciatoie di servizio locali (queste le più insidiose a bassa quota), bensì tracce d’animali (più frequenti a mezza costa).
Infine, valutiamo con lucidità la percorribilità di una data direzione di marcia: una traccia ufficiale può risultare impraticabile (per recenti frane, alluvioni o caduta di piante), mentre un percorso extra-traccia può anche svolgersi su terreno buono e di pendenze moderate.
Verifichiamo periodicamente la corrispondenza tra punti notevoli per cui passiamo (alpeggi, ponti, guadi, piste carrozzabili, elevazioni quotate) e la loro posizione sulla mappa.
In caso di mancata corrispondenza, verifichiamo la direzione del percorso segnato con una bussola o con l’orologio (se il sole è visibile).
Il GPS offre la possibilità di integrare mappa e bussola, aggiungendo l’informazione-chiave della nostra posizione attuale (che, comunque, non dovrebbe mai esserci del tutto ignota, se il nostro senso dell’orientamento e la nostra interpretazione dei posti sono adeguati all’escursione).
Controllare bene scarponi, pantaloni, maniche e zaino per non trasportare eventuali zecche in automobile: meglio rimuovere subito con la pinzetta quelle attaccate debolmente nei punti più accessibili (stinchi, addome).
Una birra in compagnia, una birra da solo, un totale di due birre.
Ricontattiamo le persone eventualmente informate dell’uscita.
Se avanza tempo, magari dopo una camminata breve, può essere l’occasione per fare un po’ di turismo se la base di partenza è almeno un piccolo paese.
Senza rimandare, è bene almeno pulire gli scarponi.
Se non ci sono cassonetti della spazzatura in zona, rassegniamoci a portare via i rifiuti.